Continua la fase di diminuzione del prezzo del petrolio

I timori per una recessione globale spingono il prezzo del petrolio al ribasso

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Le aspettative negative sulla crescita globale hanno fatto tremare anche questa settimana il mercato del petrolio. Venerdì scorso le quotazioni del Brent e del WTI si sono attestate su 65 e 54 dollari al barile, segnalando rispettivamente una caduta del -6 % e -9 % rispetto a due settimane fa.

Prezzo giornaliero del petrolio sui mercati finanziari
Prezzo giornaliero del petrolio Brent
Prezzo giornaliero del petrolio WTI
 

In un articolo della settimana passata si è segnalato che il mancato accordo USA-Cina ha portato ad una caduta dei prezzi del petrolio. Ora la Cina minaccia un embargo sulle terre rare e Trump fa pressioni sulla Gran Bretagna per evitare che la Cina si occupi dello sviluppo della rete 5G britannica.
La settimana passata le minacce di possibili dazi da parte degli USA alle importazioni messicane si sono riflesse in un’ulteriore caduta del prezzo del petrolio. Il Messico è il terzo esportatore di petrolio negli USA, con un valore delle esportazioni nel 2018 pari a 13 miliardi di dollari (fonte ExportPlanning). Oltre ad essere uno dei primi fornitori degli USA, il Messico produce petrolio pesante, la cui offerta è attualmente scarsa, date le sanzioni al Venezuela e all'Iran.
In particolare in Iran la situazione sembra aggravarsi sempre di più, tanto che ad aprile la produzione di petrolio è crollata del -12%. Inoltre, dopo la fine degli waivers (deroghe alle sanzioni), la Cina sembrava essere l'unico paese intenzionato a non rispettare le sanzioni USA sulle importazioni di petrolio iraniano ma, secondo le ultime notizie riportate da Il Sole24Ore, non sembrano esserci ordini per giugno: se questo fosse vero sarebbe un grosso problema per l'Iran, dato che la Cina rappresenta il principale mercato di sbocco del suo greggio

A sostenere la caduta del prezzo del petrolio c’è anche un aumento delle scorte di greggio americano. La variazione di maggio su aprile è +1.5% e la variazione tendenziale segnala un +4%. La produzione è in forte aumento: a maggio gli USA hanno prodotto 12.4 milioni di barili al giorno, registrando +18% rispetto a maggio 2018 e +4.6% da inizio anno (fonte EIA).

In conclusione la guerra commerciale tecnologica sta accentuando una già esistente debolezza della domanda di petrolio, alla quale si aggiunge uno scenario dell’offerta per il 2019 molto incerto: da un lato gli USA con una produzione su massimi storici, dall’altro l’OPEC con un’offerta ridotta.