Il voto europeo nel risiko geopolitico che sta guidando i mercati
Settimanale Metalli non ferrosi LME - Commento del 27 maggio 2019
Pubblicato da Cosimo Natoli. .
Analisi settimanale LMEDINAMICA SETTIMANALE
Performance dei singoli metalli (future 3 mesi $)
Nella scorsa settimana c’è stato un deciso ribasso dei prezzi che ha interessato 4 metalli su 6. In evidenza il ribasso dell’alluminio seguito dallo zinco. Le quotazioni dell’indice LMEX sono scese fino a toccare quota 2780 $ e poi sono un po’ risalite. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto, si trova in zona ipervenduto. La settimana scorsa è risultata non buona la correlazione col cambio del dollaro (che si è deprezzato su tutte le principali valute). La correlazione tra metalli e petrolio (in ribasso) resta positiva visto che da un mese a questa parte scendono sia i prezzi dei metalli sia quelli del greggio.
COMMENTO MACROECONOMICO
Dal 23 al 26 maggio si sono aperte le urne per il rinnovo delle istituzioni europee.
Ci vorrà qualche giorno per capire chi ha vinto e chi ha perso e soprattutto, per capire quali saranno le maggioranze che si creeranno in seno al parlamento europeo dal quale scaturiranno tutte le altre nomine importanti che andranno a comporre la Commissione (il governo della UE). I primi risultati dicono che i sovranisti non sono diventati la componente maggioritaria in Europa. Tranne che in Francia, Italia e Ungheria, i partiti euroscettici o contrari all’Europa non sfondano. Per ora il PPE resta ancora la prima coalizione del Parlamento Europeo. In Italia c’è l’exploit della Lega di Matteo Salvini che ora è diventato un partito nazionale e non più regionale. Crolla il M5S. Sale il PD.
In Francia il 1° partito è quello guidato dalla signora Le Pen che ha sorpassato quello del premier Macron.
In Germania perdono voti sia la CDU sia la SPD ma i sovranisti non sfondano. Crescono i verdi.
Lo scontro tra le forze politiche all’interno dei 28 paesi che compongono la UE verte su un punto fondamentale: più o meno sovranità dei singoli Stati? Ciò equivale a più o meno Europa. Non è una scelta da poco alla luce della “battaglia in corso per il nuovo ordine mondiale” che vede coinvolte in primis USA e Cina (le due superpotenze economiche mondiali in lotta per il primato) e in secundis l’Europa e la Russia.
L’OCSE ha ridotto ancora le stime di crescita economica mondiale portandole dal 3,3 al 3,2%. Anche il Fondo Monetario Internazionale- FMI- ha ribadito che la guerra dei dazi sta minando la fiducia dei mercati e nell’economia reale sta sconvolgendo le supply chian a livello globale. E di crollo della fiducia si deve parlare in Germania (la locomotiva europea) dove quella delle imprese è scesa ai minimi degli ultimi quattro anni facendo salire la febbre sui mercati europei e nei paesi che sono importanti partner commerciali dei tedeschi, come l’Italia. Negli Stati Uniti l’indice PMI ha registrato un calo dell’attività manifatturiera come non si vedeva da anni. Per quanto riguarda BREXIT, va segnalato che la premier Theresa May ha rassegnato le dimissioni e lascerà il prossimo 7 giugno. Il suo successore, sempre dei Tory, si prevede che punterà diritto ad un hard Brexit ovvero un’uscita senza alcun accordo con la UE. A quel punto si apriranno scenari imprevedibili per l’economia britannica, per i confini irlandesi, per il possibile distacco della Scozia e per la sterlina. Il partito che aveva voluto il referendum su Brexit ha preso un sacco di voti mentre ne hanno persi tanti sia i Conservatori sia i Laburisti.