Tensioni in Medio Oriente: i prezzi del petrolio tornano ad aumentare

La scarsità dell’offerta sostiene i prezzi del petrolio

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Dopo settimane di ribassi, il prezzo del petrolio torna a salire spinto dalle tensioni in Medio Oriente. Venerdì le quotazioni del Brent e del WTI hanno chiuso rispettivamente a 72 e i 63 dollari al barile, tornando sui livelli di fine aprile.

Prezzo giornaliero del petrolio sui mercati finanziari
Brent Prezzo giornaliero del petrolio Brent
WTI Prezzo giornaliero del petrolio WTI
 

Le tensioni in Medio Oriente sono iniziate, quando 4 navi, di cui due saudite, sono state sabotate nel golfo del persico (lo stretto di Hormuz) – punto essenziale per gli scambi di petrolio. Ad aggravare la situazione c’è stato l’attacco da parte dei ribelli Huthi dello Yemen, alleati dell’Iran, che hanno lanciato dei droni recando danni ad un oleodotto 1 in Arabia Saudita. A seguito di questi eventi le quotazioni del Brent e del WTI hanno registrato aumenti superiori all’1%. La risposta saudita non si è fatta attendere con un contrattacco aereo diretto ai ribelli yemeniti. Anche in quest’occasione i prezzi sono aumenti del + 1.4% (Brent) e + 2% (WTI).

Gli USA hanno ritirato parte dello staff diplomatico dall’Iraq poiché preoccupati per un eventuale attacco iraniano. Ad oggi, i segnali non fanno però presagire l’inizio di una guerra e il presidente Trump ha negato di volere mandare delle truppe in Iran al fine di scagliare un attacco. La situazione in Iran rimane comunque critica: rispetto ad aprile 2018 ha ridotto la produzione di petrolio del – 40% (fonte fonte EIA), passando da 3.83 a 2.30 milioni di barili al giorno - la più bassa dall’inizio del nuovo secolo -.
Oltre alla produzione iraniana anche quella di altri paesi OPEC potrebbe ulteriormente ridursi. Domenica 19 maggio c’è stato a Jeddah la riunione del JMMC (Joint Ministerial Monitoring Committee). Il ministro dell’energia Al-Falih ha affermato che è possibile un rinnovo dei tagli dell’offerta dei paesi OPEC nella seconda metà dell’anno al fine di ridurre le scorte e farle tornare su livelli “normali”, aggiungendo però che le cose potrebbero cambiare a giugno (“Things can change by June”).


(1) L’oleodotto colpito è il East West Pipeline, un oleodotto che parte dal Turkmenistan e che taglia tutta la penisola arabica. Data la sua posizione ed estensione geografica è considerato un oleodotto essenziale nel caso di complicazioni nel Golfo Persico.