Tensioni in Medio Oriente: i prezzi del petrolio tornano ad aumentare
La scarsità dell’offerta sostiene i prezzi del petrolio
Pubblicato da Claudia Ranocchia. .
Energetici Petrolio Analisi settimanale PetrolioDopo settimane di ribassi, il prezzo del petrolio torna a salire spinto dalle tensioni in Medio Oriente. Venerdì le quotazioni del Brent e del WTI hanno chiuso rispettivamente a 72 e i 63 dollari al barile, tornando sui livelli di fine aprile.
Prezzo giornaliero del petrolio sui mercati finanziari


Le tensioni in Medio Oriente sono iniziate, quando 4 navi, di cui
due saudite, sono state sabotate nel golfo del persico (lo stretto
di Hormuz) – punto essenziale per gli scambi di petrolio. Ad aggravare
la situazione c’è stato l’attacco da parte dei ribelli Huthi dello Yemen,
alleati dell’Iran, che hanno lanciato dei droni recando danni ad un oleodotto
1 in Arabia Saudita. A seguito di questi eventi le quotazioni del
Brent e del WTI hanno registrato aumenti superiori all’1%. La risposta saudita
non si è fatta attendere con un contrattacco aereo diretto ai ribelli yemeniti.
Anche in quest’occasione i prezzi sono aumenti del + 1.4% (Brent) e + 2% (WTI).
Gli USA hanno ritirato parte dello staff diplomatico dall’Iraq poiché
preoccupati per un eventuale attacco iraniano. Ad oggi, i segnali non fanno
però presagire l’inizio di una guerra e il presidente Trump ha negato di
volere mandare delle truppe in Iran al fine di scagliare un attacco. La situazione
in Iran rimane comunque critica: rispetto ad aprile 2018 ha ridotto la produzione
di petrolio del – 40% (fonte fonte EIA), passando da 3.83 a 2.30 milioni di
barili al giorno - la più bassa dall’inizio del nuovo secolo -.
Oltre alla produzione iraniana anche quella di altri paesi OPEC potrebbe ulteriormente
ridursi. Domenica 19 maggio c’è stato a Jeddah la riunione del JMMC (Joint Ministerial
Monitoring Committee). Il ministro dell’energia Al-Falih ha affermato che è possibile
un rinnovo dei tagli dell’offerta dei paesi OPEC nella seconda metà dell’anno al fine
di ridurre le scorte e farle tornare su livelli “normali”, aggiungendo però che le cose
potrebbero cambiare a giugno (“Things can change by June”).
(1) L’oleodotto colpito è il East West Pipeline, un oleodotto che parte dal Turkmenistan e che taglia tutta la penisola arabica. Data la sua posizione ed estensione geografica è considerato un oleodotto essenziale nel caso di complicazioni nel Golfo Persico.