Segnali contrastanti sullo stato di salute dell’economia

Indicatori congiunturali con il segno meno, prezzi delle commodities con il segno più

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Indicatori Congiunturali Congiuntura

Lo stato di salute dell’economia globale si può monitorare mediante molti indicatori. Due però hanno il pregio di essere particolarmente veloci nell’aggiornamento: il Baltic Dry index (BDI) e il Purchase Managers’ Index (PMI) - entrambi, aggiornati a febbraio 2019. Tutte e due sono stati già utilizzati in articoli precedenti, Il Baltic Dry Index: un termometro del commercio mondiale e Ciclo economico mondiale: individuazione delle diverse fasi, a cui si rimanda per un approfondimento.

Indici congiuturali

Il grafico che segue riporta l’indice BDI in euro.

Baltic Dry Index

Da luglio 2018 il BDI è iniziato a crollare, con una particolare intensità dall’inizio del 2019. A gennaio, l’indice è andato sotto i 1000 punti base, ma è febbraio che ha subito una forte diminuzione circa del 41% rispetto al mese precedente, toccando i 500 punti base. Un crollo di questa intensità non c’è stato nemmeno nel 2016, quando l’economia è stata colpita da un forte rallentamento il BDI ha toccato il suo minimo storico, pari a 291 punti base (per la serie completa del BDI, si guardi il seguente link)

Un ulteriore indicatore di questo rallentamento è il PMI. Il grafico che segue riporta la dinamica del PMI mondiale, espresso come media del PMI UE, PMI Usa e PMI Cina.

Manufacturing Purchase Managers'Index mondiale

Il PMI mostra una decrescita a partire dal mese di agosto 2018, che si è intensificata a dicembre quando il PMI ha iniziato ad oscillare tra il valore 52 e 51. Un valore superiore a 50 – a febbraio è stato 52 - significa che il sentiment degli approvigionatori non segnala una recessione, ma solo una riduzione dei livelli di attività delle imprese.

L'analisi di questi due indici segnala un forte rallentamento del ciclo economico. Interessante però risulta osservare che questo rallentamento del mese di febbraio non si è manifestato in una riduzione dei prezzi delle commodities, i quali segnalano una debole ripresa.

Indici di prezzo

Il grafico che segue riporta l’indice in euro totale dei prezzi doganali europei e cinesi delle commodities.

Indice totale delle commodities europeo e cinese

Dal grafico emerge una dinamica similare degli indici di prezzo delle commodities. Da ottobre 2018 entrambi gli indici hanno subito una flessione, la quale per l’indice cinese è stata di maggiore intensità. Negli ultimi mesi del 2018 l’indice europeo è diminuito del 7%, mentre quello cinese del 11%. Da gennaio c’è stata un’inversione di rotta, l’indice cinese ha infatti iniziato a segnalare una lievissima ripresa, pari +0.18%. A febbraio però entrambi gli indici sono tornati con il segno più, quello cinese del +2,76% mentre quello europeo mostra i primi segni di una debole ripresa pari allo +0.78%.

In conclusione, il quadro che emerge confrontando gli indici congiunturali e quelli dei prezzi delle commodity è contrastante. Da un lato gli indicatori congiunturali segnalano una fase di rallentamento dell’economia globale, dall’altro gli indici di prezzo segnalano una leggera crescita nel mese febbraio. I motivi di questo disallineamento potrebbero essere i seguenti:

  1. I mercati finanziari hanno riflesso un rinnovato ottimismo per un accordo tra USA e Cina. Nel caso del petrolio il cambio delle aspettative unito al controllo dell’offerta da parte dell'OPEC hanno determinato una nuova fase di ripresa (per un approfondimento si veda questo articolo).
  2. Il deprezzamento del dollaro. A fine 2018 il tasso di cambio effettivo del dollaro (2015=100) oscillava in un range tra 110 e 109, nei primi mesi del 2019 c’è stato un deprezzamento del dollaro pari al 2%, portandolo ad oscillare tra i 108-107.
  3. Fattori geopolitici. In questi ultimi mesi c’è stato un mutamento delle aspettative in merito alla guerra commerciale e la Brexit; per entrambe infatti si sta procedendo verso un clima di distensione. La Gran Bretagna è sempre più vicina ad una “non hard” Brexit. Mentre USA e Cina stanno lavorando in questi giorni ad un accordo commerciale (per ora non se ne conoscono i dettagli, ma le notizie parlano di un accordo sulla soia). Intanto l’aumento delle tariffe che doveva scattare il primo di marzo non è stato applicato.

Da ciò se ne deriva che i mercati finanziari potrebbero iniziare a scontare un’inversione di rotta rispetto alla fase di rallentamento segnalata dagli indici congiuturali.