Rischi geopolitici in Venezuela e occhi puntati sulle banche centrali
Metalli non ferrosi LME - Commento del 28 gennaio 2019
Pubblicato da Cosimo Natoli. .
LME Non Ferrosi Analisi settimanale LME
DINAMICA SETTIMANALE
Performance dei singoli metalli (future 3 mesi $)


Nella terza settimana del 2019 c’è stato un rialzo dei prezzi che ha interessato 5 metalli su 7. In evidenza il rialzo del piombo seguito dallo zinco. La chiusura LMEX è salita fino a toccare quota 2910 $. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto si trova in zona neutra ma in rialzo. Non buona la correlazione con i prezzi del petrolio (che sono scesi) e buona quella col cambio del dollaro (che è sceso).
COMMENTO MACROECONOMICO
La settimana scorsa è stata ricca di eventi che, nel medio termine, possono avere ricadute significative sui
mercati. In primis va registrato che la geopolitica si è arricchita di una nuova pagina in merito ai
rischi globali. Ci riferiamo al Venezuela che è sull’orlo di una guerra civile, dopo l’autoproclamazione
a Presidente dello Stato del leader dell’opposizione Juan Gaidò.Molti paesi hanno preso già posizione. Per citarne
alcuni possiamo dire che a fianco di Gaidò si sono schierati il presidente americano Trump e il presidente
del parlamento europeo Tajani. A fianco del presidente venezuelano in carica Nicolas Maduro (che non ha nessuna
intenzione di farsi da parte) si sono schierati Russia e Cina. Il consiglio dell’ONU è già spaccato in due
così come il resto del mondo.
Il Venezuela è un paese ricco di materie prime ed è un importante produttore di petrolio. La produzione di greggio
venezuelano è letteralmente crollata e rischia di scendere ancora. Questo ha già avuto riflessi sui prezzi del petrolio
che sono saliti sui timori di un deficit del mercato.
Molti analisti parlano di un possibile contagio della crisi politica, sociale ed economica venezuelana ad altri paesi
del sud America che già non navigano in buone acque (Brasile, Argentina…).
Ove questo dovesse avvenire, i rischi geopolitici crescerebbero ancora, facendo salire i timori di ricadute pesanti
sull’economia mondiale. Su questo tema si è pronunciato il Fondo Monetario Internazionale-FMI- che parla
espressamente di aumento dei rischi globali nei quali ci mette anche la Brexit e l’Italia e rivede al ribasso
le stime di crescita economica globale. Il PIL mondiale per il 2019 è stimato al 3,5% contro il 3,7% di ottobre 2018. Sull’
aumento dei rischi globali si è pronunciato anche il governatore della BCE Mario Draghi che ha lasciato invariata la
politica monetaria (molto accomodante) e ha fatto capire di essere pronto ad intervenire quando e se sarà necessario.
Relativamente all’Italia, Draghi sembra dar ragione al ministro dell’economia Giovanni Tria che per ora non vede una recessione
ma un rallentamento dell’economia.
I mercati stanno a guardare
A guardare le performance dei mercati finanziari e quelli delle materie prime negli ultimi giorni, per ora non si sono visti movimenti particolari né al rialzo né al ribasso. Sembra tutto sospeso. C’è una situazione di generale incertezza in cui si aspetta per vedere in che direzione si potrà uscire. Si guarda a come si muovono le banche centrali in materia di politica monetaria e i singoli governi in materia di politica economica. Per ora, ad esempio da inizio anno ben 18 banche centrali a livello mondiale, hanno preso tutti la stessa decisione: aspettare. Nessuna azione di politica monetaria finchè non arrivano segnali più chiari sulla crescita economica dei paesi più avanzati. Quindi “wait and see" aspetta e guarda. In che direzione? Soprattutto USA, Cina, Unione Europea, Giappone. Cosa guardare? Indice di fiducia, produzione industriale, inflazione, tasso di occupazione, livello del debito pubblico e privato.