Il divieto indonesiano all’export di nichel infiamma il mercato

La quotazione spot del nichel ha raggiunto stabilmente un livello prossimo ai 18mila dollari all’LME

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LME Non Ferrosi Congiuntura

La quotazione spot in dollari del nichel, nei primi giorni del mese in corso, ha superato i 18.600 dollari per tonnellata al London Metal Exchange, registrando un incrementando del +18,8% del proprio valore rispetto al prezzo medio di agosto. Il prezzo medio di settembre, anche se parziale, si attesta invece sui 17.900 dollari, quanto basta per assegnare il nuovo record da 5 anni.

Grafico 1: Quotazione spot del nichel

Quotazione spot del nichel

In un articolo pubblicato lo scorso luglio, si è già discusso della tensione che stava caratterizzando il mercato internazionale del nichel. Da allora le tensioni si sono intensificate ulteriormente: il ministero indonesiano delle attività minerarie ha deciso di affrettare i tempi sullo stop all’export di nichel greggio. La data prevista del 2022, è stata anticipata all’1 gennaio 2020, e il blocco durerà circa 8 mesi. Ciò ha fomentato i mercati, già in agitazione sia per la crescente domanda di batterie, destinate ad alimentare i veicoli elettrici, sia per il precedente annuncio dello stop dal 2022.

Anche nel 2014 era stato posto un blocco all’export di minerali, che, inizialmente, aveva provocato un rincaro dei prezzi. In seguito, nel 2017, venne introdotto un sistema di permessi, che permetteva l’export alle imprese che si erano impegnate concretamente nella costruzione di fonderie.

L’Indonesia è il primo produttore mondiale di minerale di nichel, dunque è facile comprendere le motivazioni che spingono Giacarta a sfruttare il vantaggio competitivo offerto da questa risorsa a domanda crescente. Per farlo, il governo vuole creare un tessuto industriale totalmente interno, sia per i processi di lavorazione (con la costruzione di numerose fonderie), sia per la produzione di prodotti finiti, come batterie per veicoli elettrici e acciai inossidabili. Come riportato dall’articolo di Reuters “Miners welcome Indonesian export ore ban, plan smelting expansion”, il piano del governo indonesiano sta trovando riscontro nel progressivo aumento della produzione di ferro-nichel e ghisa-nichel (Nichel Pig Iron o NPI) nelle fonderie. Per gli analisti, la produzione di NPI indonesiano, che nel 2014 era pressoché nulla, potrebbe raggiungere addirittura le 530.000 tonnellate nel 2020, considerando le 260.000 prodotte nel 2018.

La notizia degli scorsi giorni riportata da Reuters nell’articolo “Nickel mining indefinitely suspended in southern Philippines: official”, e riguardante il blocco della produzione nella provincia filippina di Tawi-Tawi, sembra destinata ad acuire le tensioni sul mercato internazionale del nichel. Le miniere di Tawi-Tawi, specializzate nella produzione di nichel di alta qualità, saranno soggette a valutazione circa l’impatto ambientale. Queste nel 2018 hanno servito il 27% dell’export filippino di minerale di nichel, la maggior parte destinato a soddisfare la domanda cinese.

Il primo e secondo produttore mondiale di minerale di nichel, rispettivamente Indonesia e Filippine, hanno ridotto, per motivi differenti, l’offerta sul mercato internazionale. La Cina, interessata al nichel per la produzione di acciaio inox e batterie, rischia di subire un duro colpo qualora non dovesse trovare una soluzione tempestiva. Sembra che la super potenza asiatica abbia già investito nella delocalizzazione degli impianti di produzione di acciaio e batterie in Indonesia, così da aggirare il problema del blocco all’export di nichel. D’altra parte, visto l’attuale livello dei prezzi (destinato ad aumentare per via della crescente domanda), i produttori filippini spingono per aumentare la produzione e realizzare margini importanti, i più alti da 5 anni.