Concentrazione di mercato e rischio commodity

Una misura della scarsità strutturale per le commodity

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Procurement Gestione dei rischi di approvvigionamento

Nell'articolo La sostituibilità tra commodity quale fattore di mitigazione del rischio di scarsità strutturale si è analizzato come la capacità di sostituire una commodity con un'altra nei processi produttivi aziendali possa essere un valido strumento di mitigazione del rischio di scarsità strutturale di una materia prima.
Nell'ambito del progetto di misurazione dei rischi esogeni di approvvigionamento di una commodity, il rischio di scarsità strutturale si verifica quando la disponibilità di una commodity è limitata da cause profonde e persistenti di natura fisica, geologica, ambientale o industriale. A differenza della scarsità temporanea, legata a eventi esogeni o shock di breve periodo, la scarsità strutturale deriva da fattori di lungo termine quali:

  • l’esaurimento delle risorse naturali economicamente accessibili;
  • il calo degli investimenti in esplorazioni o capacità estrattiva;
  • vincoli ambientali o sociali alla produzione (ad esempio, regolamenti ESG o obiettivi di decarbonizzazione);
  • l’aumento strutturale della domanda globale, trainato da fenomeni come la transizione energetica, la digitalizzazione e la crescita dei paesi emergenti.

Questo tipo di rischio può generare pressioni crescenti sui prezzi, conflitti geopolitici per l'accesso alle risorse e una crescente attenzione a strategie di approvvigionamento sostenibile, innovazione tecnologica e riciclo.

Una misura della concentrazione di mercato

Oltre alla (assenza di) sostituibilità tra commodity, un indicatore utile a stimare la scarsità strutturale è il numero di imprese che operano sul mercato. Una commodity prodotta da molte imprese è generalmente meno soggetta a concentrazione dell’offerta. Tuttavia, questo indicatore va interpretato con cautela: una commodity può avere molti produttori, ma se il grosso dei volumi proviene da una o due imprese dominanti, il mercato rimane vulnerabile, tanto più se il numero di imprese proviene da pochi paesi, rendendo tale commodity soggetta anche a rischi geopolitici.

Una misura rappresentativa della concentrazione di mercato può essere costruita considerando l'indice di Herfindahl-Hirschman (HHI). Tale indice è solitamente utilizzato per misurare il grado di concorrenza presente in un determinato mercato ed è calcolato come la somma dei quadrati delle quote di mercato detenute dalle imprese.
Tuttavia, le informazioni relative al numero di imprese che operano all'interno di un determinato mercato e alle corrispondenti quote di mercato detenute, sono disponibili soltanto per un numero limitato di prodotti. Una misura alternativa, e verosimilmente rappresentativa della concentrazione dell'offerta del mercato di un prodotto, può essere costruita considerando il numero di paesi esportatori.

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La concentrazione di mercato nell'ambito del progetto REAC

Nell'ambito del progetto di misurazione dei Rischi Esogeni di Approvvigionamento di una Commodity (REAC), conoscere il livello di concentrazione di mercato di una commodity permette di valutare al meglio la vulnerabilità della propria catena di approvvigionamento e, al tempo stesso, quella dei propri fornitori. Tale conoscenza permette, inoltre, di intraprendere delle azioni efficaci nella mitigazione del rischio.
Al fine di misurare il rischio di scarsità strutturale di una commodity dovuto al grado di concentrazione dell'offerta, per ogni prodotto viene considerata, a livello globale, la concentrazione dell'export dei diversi paesi. In particolare, per depurare l'effetto dei paesi che si caratterizzano per essere degli hub commerciali (come ad esempio Paesi Bassi, Belgio, ecc.), viene calcolato lo share delle esportazioni nette dei singoli paesi. Si identificano i seguenti gradi di concentrazione:

  • concentrazione bassa (valori 0-15),
  • concentrazione moderata (valori 15-25),
  • concentrazione alta (valori 25-60),
  • concentrazione elevata (valori 60-100).

Risultati

L'analisi è stata condotta considerando i flussi commerciali globali nel periodo 2023-2024 degli oltre 900 prodotti presenti nella banca dati Doganali EU di PricePedia.
Dai risultati emerge il ruolo predominante della Cina: per oltre il 50% dei prodotti che presentano una elevata concentrazione di mercato (indice compreso tra 60 e 100) il gigante asiatico risulta, infatti, il primo fornitore mondiale.

Nella tabella che segue sono riportati i risultati relativi alla concentrazione dell'offerta per una selezione di prodotti. Accanto al valore dell'indice associato al prodotto, si riporta il principale esportatore globale e la relativa quota di export netto.

Grado di concentrazione e primo fornitore globale per una selezione di prodotti
Prodotto Indice di
concentrazione
Primo esportatore Quota export
primo esportatore (%)
Filati di iuta 100.0 Bangladesh 99
Magneti permanenti magnetizzati 99.7 Cina 99
Peli cashmere lavorati 88.9 Cina 94
Ossidi e idrossidi di cobalto 80.8 Repubblica Democratica
del Congo
89
Lisina 75.9 Cina 86
Ferro-nichel 73.5 Indonesia 85
Carbonati di litio 70.6 Cile 82
Minerali di cromo 68.8 Sud Africa 82
Memorie DRAM Capacità > 512Mbit 66.6 Corea del Sud 80
Acetato di cellulosa 61.5 USA 75
Cloruro di ammonio 59.4 Cina 75
Condensatori ceramici multistrati 56.0 Giappone 73
Olio di cocco raffinato non liquido 55.3 Filippine 72

I filati di iuta registrano la concentrazione più elevata: essi sono, infatti, prodotti quasi esclusivamente in Bangladesh. Anche i Magneti permanenti magnetizzati presentano una elevata concentrazione di mercato. In questo caso è la Cina a governare l'offerta sui mercati internazionali. Non sorprende, infatti, che l'annuncio del governo di Pechino dell'introduzione di nuovi controlli all'export su terre rare e prodotti correlati (tra cui i magneti appunto), abbia innescato preoccupazioni tra i partner occidentali e, non da ultimo, la reazione del presidente americano Donald J. Trump che ha riproposto dazi al 100% sui prodotti cinesi.

Tra i prodotti che presentano una elevata concentrazione e per cui la Cina detiene una quota di export superiore all'80% si segnalano i Peli cashmere lavorati e la lisina, recentemente analizzata nell'articolo Effetto Cina sul mercato UE: il caso della lisina.

Altri prodotti che presentano una elevata concentrazione sono quelli legati ai metalli impiegati nelle tecnologie per la transizione energetica - come gli Ossidi e idrossidi di cobalto e i Carbonati di litio - a prodotti impiegati nella transizione digitale - come le Memorie DRAM Capacità > 512Mbit e i Condensatori ceramici multistrati - e i minerali e ferroleghe utilizzati nella produzione di acciaio inossidabile - come il Ferro-nichel e i Minerali di cromo.

Conclusioni

L'analisi riportata in questo articolo ha evidenziato come la predominanza di un numero ristretto di attori nella produzione e nell'export di numerosi materiali d'acquisto rende le catene globali di approvvigionamento più vulnerabili a shock politici, normativi o logistici. In questo contesto, una misura che identifichi la concentrazione dei mercati dei prodotti acquistati, unitamente ad una misura di sostituibilità delle commodity, può rappresentare la principale leva di mitigazione del rischio di scarsità strutturale.