Gioco di Trump sui dazi sul rame

Dazi USA: perché il rame è diverso dall’acciaio e dall’alluminio?

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Rame Non Ferrosi Dazi USA Tariffe sulle importazioni

Durante questa seconda presidenza Trump, la politica commerciale degli Stati Uniti si sta contraddistinguendo per una chiara virata protezionistica. L’obiettivo dichiarato, oltre a quello di aumentare le entrate federali, è quello di riportare parte della produzione all’interno dei confini nazionali e di ridurre la dipendenza da fornitori esteri. Per raggiungere questo scopo, l’amministrazione Trump ha introdotto nuove barriere, basate prevalentemente su dazi alle importazioni, mirate sia ai principali partner con cui gli Stati Uniti registravano un disavanzo commerciale, sia a metalli considerati essenziali per l’industria statunitense.

I primi metalli colpiti sono stati l’acciaio e l’alluminio, due metalli strategici che erano già stati soggetti a provvedimenti restrittivi durante il primo mandato di Trump nel 2018. Attraverso le proclamations 10896 e 10895: Adjusting Imports of Steel into The United States e Adjusting Imports of Aluminum into The United States, sono stati fissati dei dazi del 25% a tutte le importazioni di acciaio e alluminio, inclusi i prodotti derivati, facendo ricorso alla Section 232 of the Trade Expansion Act del 1962, che consente al Presidente di imporre restrizioni all’importazione di beni considerati critici per la sicurezza nazionale. Questi dazi sono stati successivamente raddoppiati al 50% con la proclamation 10947: Adjusting Imports of Aluminum and Steel Into the United States del 3 giugno 2025.

I dazi supplementari sull’acciaio riguardano i capitoli 72, 73, 84, 85, 87 e 94 del sistema armonizzato, mentre quelli sull’alluminio interessano i capitoli 66, 76, 83, 84, 85, 87, 88, 90, 94, 95 e 96. Essi si applicano quindi sia ai metalli primari, sia ai prodotti derivati contenenti acciaio e alluminio, per la quota di valore attribuibile al metallo grezzo.
Per le importazioni dei prodotti derivati è obbligatorio dichiarare, oltre al paese di provenienza :

  • il valore del contenuto di acciaio e/o alluminio;
  • il valore del prodotto dedotto dal valore del contenuto di acciaio e/o alluminio;
  • il peso del contenuto di acciaio e/o alluminio;

In mancanza di tali informazioni, il dazio addizionale sarà riscosso sul valore totale del prodotto e non solo sul valore del contenuto di acciaio e/o alluminio.
Il terzo metallo che è stato oggetto di un procedura finalizzata all'imposizione sui dazi alle importazioni è il rame. La prima fase della procedura ha riguardato un'indagine sugli effetti delle importazioni di rame sulla sicurezza nazionale, avviata a febbraio dal Dipartimento del Commercio USA.
I risultati di questa indagine hanno evidenziato che le attuali quantità importate e l’eccesso di capacità produttiva globale stanno indebolendo l’economia statunitense, aumentando il rischio di ulteriori chiusure di impianti nazionali e riducendo la capacità di soddisfare i fabbisogni strategici. Dall’analisi è emerso come il rame è un metallo essenziale per la manifattura e la difesa statunitense: è il secondo materiale più utilizzato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e necessario in numerosi sistemi militari, tra cui aerei, veicoli terrestri, navi, sottomarini, missili e munizioni. Grazie alla sua conduttività elettrica e durevolezza, il rame è anche cruciale per infrastrutture critiche che sostengono economia, sicurezza nazionale e servizi pubblici, e spesso non esistono alternative adeguate.

Gli Stati Uniti sono stati leader mondiali nella produzione di rame per gran parte del XX secolo, ma ad oggi la produzione nazionale è drasticamente diminuita. La Cina domina la fusione e la raffinazione globale, controllando oltre il 50% della capacità mondiale e quattro dei cinque principali impianti di raffinazione. Pratiche commerciali estere sleali, unite a normative ambientali interne gravose, hanno indebolito la filiera statunitense, aumentato la dipendenza dalle importazioni e reso necessarie azioni correttive per tutelare la sicurezza economica e nazionale. Ad oggi, infatti, circa la metà della domanda interna di rame degli Stati Uniti è soddisfatta dalle importazioni estere, che risultano fortemente concentrate in un unico paese. Come riportato nell’analisi: Dazi USA sul rame: le ragioni e gli effetti attesi sui prezzi, nel 2024 gli Stati Uniti hanno importato 650 milioni di tonnellate di rame solamente dal Cile, pari a quasi il 70% delle importazioni complessive di rame.

Con la proclamation 10962 del 30 luglio 2025: Adjusting Imports of Copper Into the United States, il presidente Trump, tuttavia, non ha ritenuto di seguire le raccomandazioni del Dipartimento del Commercio USA, imponendo un dazio del 50% solo su alcuni prodotti derivati del rame ed esentandone temporaneamente il rame raffinato assieme ad alcuni altri derivati. I codici soggetti a dazi sulle importazioni USA del 50% sono, infatti, solo i codici del capitolo 74 a partire dalla sezione 7406 fino alla 7419, oltre ai due codici HS854442 e HS854449 dei conduttori elettrici.

L'esenzione del rame grezzo dai dazi, distingue chiaramente il caso del rame da quello dell’acciaio e dell’alluminio. Va tuttavia precisato che, entro 90 giorni dalla proclamazione, il presidente si è riservato la possibilità di estendere le misure al rame grezzo e ad altri prodotti.

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Effetti sui prezzi finanziari del rame della politica commerciale USA

Il rame è entrato ufficialmente nel mirino della politica protezionistica lo scorso febbraio, quando il presidente Trump ha incaricato il Dipartimento del Commercio di avviare un’indagine per valutare se le importazioni potessero rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale. Da allora, le quotazioni del rame al Chicago Mercantile Exchange (CME) sono state ripetutamente condizionate dalle evoluzioni e dalle indiscrezioni sul fronte commerciale.
Per valutare l’entità di queste reazioni, è utile osservare un grafico che mette a confronto l’andamento del prezzo del rame finanziario al CME con quello al LME. In assenza di dazi, i due prezzi si erano sempre mantenuti pressoché identici, a conferma della natura del rame come commodity globale, caratterizzata da un prezzo unico globale. Tuttavia, i timori legati all’eventuale introduzione di dazi USA, più volte annunciati informalmente dal presidente Trump, hanno scosso ripetutamente i mercati finanziari, spingendo i prezzi del rame al CME a livelli significativamente superiori rispetto a quelli del LME.
Nel grafico seguente è riportato il confronto tra le due serie storiche, entrambe espresse in dollari per tonnellata.

Effetti dei dazi USA sui prezzi finanziari del rame CME

Dopo essere aumentati ad un tasso maggiore di quello del rame LME, i prezzi del rame CME sono inizialmente crollati il 2 aprile quando il codice doganale dei catodi di rame è stato inserito nella lista Annex II allegata all’executive order del 2 aprile, che esenta tutti i codici della lista dai dazi aggiuntivi USA. Nonostante questa esclusione, il presidente ha continuato a minacciare nuovi dazi e l’8 luglio ha annunciato l’introduzione di tariffe del 50% sul rame a partire dal primo agosto, provocando un’immediata impennata dei prezzi. Tale annuncio si è però rilevato una "finta": nel regolamento del 30 luglio il rame raffinato è stato, infatti, escluso dalle tariffe, determinando un crollo immediato dei prezzi finanziari del rame, che hanno perso il 22% in un solo giorno, riallineandosi ai valori del mercato di Londra.
Attualmente, i prezzi finanziari del rame CME restano leggermente superiori rispetto a quelli LME, a causa dei timori relativi a possibili aliquote future sui catodi. Lo scarto tra i due mercati si è comunque quasi azzerato rispetto agli ampi spread registrati nel mese di luglio.

Quali effetti attendersi sui prezzi fisici?

Come riportato nell’articolo: Dazi USA sul rame: le ragioni e gli effetti attesi sui prezzi, a parità di altre condizioni (ceteris paribus) un aumento dei dazi statunitensi sulle importazioni di rame tende a far salire i prezzi del rame negli USA e a ridurre quelli internazionali. Questo effetto deriva dal fatto che le tariffe spingono i fornitori a deviare verso altri mercati una parte delle esportazioni originariamente destinate agli Stati Uniti, riducendo l’offerta interna e aumentando al contempo la concorrenza sui mercati esteri.

Per quanto riguarda i catodi di rame, che sono stati esenti dai nuovi dazi, è ragionevole attendersi che, in assenza di ulteriori tariffe, i prezzi USA rimarranno allineati a quelli dei mercati europei e cinesi, come già osservato sui mercati finanziari.
Al contrario, per i prodotti derivati soggetti ai dazi, è prevedibile una maggior regionalizzazione dei prezzi. Nel caso ad esempio dei fili di rame, essi hanno rappresentato fino ad oggi un mercato globale con prezzi sostanzialmente allineati tra UE, USA e Cina, come risulta dal grafico qui riportato che mette a confronto le serie storiche dei prezzi doganali dei fili di rame con sezione superiore a 6 mm nelle tre principali aree economiche mondiali: Unione Europea, Stati Uniti e Cina.

Confronto tra i prezzi doganali dei fili rame con sezione superiore a 6 mm, espressi in dollari/tonnellata
Confronto tra i prezzi doganali dei fili rame con sezione superiore a 6 mm, espressi in dollari/tonnellata

Per il prossimo futuro è, tuttavia, ragionevole ipotizzare che i prezzi statunitensi saranno significativamente superiori rispetto a quelli europei e cinesi. Ciò porterà, a una maggior regionalizzazione del mercato dei fili di rame.
Ovviamente l’analisi effettuata nel caso dei fili di rame può essere estesa anche a qualsiasi altro derivato sul rame che è stato colpito dai dazi con il regolamento del 30 luglio

Sintesi

I dazi statunitensi sul rame si sono differenziati in modo significativo rispetto a quelli sull’acciaio e sull’alluminio. Per il rame, infatti, è stato escluso dai dazi il metallo di base, applicando tariffe solo a specifiche categorie di prodotti derivati.
Le ambiguità iniziali sugli annunci dei dazi, che avevano fatto temere l’applicazione anche al metallo primario come avvenuto per acciaio e alluminio, hanno provocato forti oscillazioni sui mercati finanziari, con i prezzi CME che ha raggiunto livelli nettamente superiori rispetto a quelli LME. La distanza tra i due prezzi si è poi ridotta una volta pubblicato ufficialmente il regolamento di applicazione dei dazi, gravanti solo alcune categorie di derivati. Per queste ultime, è ragionevole ipotizzare che, a parità di altre condizioni, i prezzi statunitensi tenderanno a salire, mentre quelli internazionali registreranno una tendenza alla riduzione.