La prossima data da segnarsi sul calendario: 5 dicembre

Le aspettative di ulteriori tagli alla produzione dei paesi OPEC+ e del probabile accordo USA-Cina risollevano il prezzo del petrolio

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Settimana che chiude in rialzo, con un prezzo del petrolio che cresce da inizio novembre. Venerdì 15 novembre le quotazioni del Brent, WTI e Oman/Dubai hanno chiuso con circa un dollaro in più rispetto a due settimane fa rispettivamente a 63.3, 57.9 e 61.9 dollari al barile.

Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

La scorsa settimana il prezzo del petrolio ha segnalato una relativa stabilità. Le variazioni giornaliere hanno oscillato in un intorno tra +0.5% e -0.5%, ad eccezione di venerdì quando le quotazioni hanno registrato in media una variazione del +1.5%. Il rialzo è stato sostenuto dalle aspettative positive per quanto riguarda le trattative per la risoluzione della guerra commerciale USA-Cina e per una possibile decisione di estendere i tagli alla produzione da parte dell’OPEC nel prossimo meeting del 5 dicembre, per far fronte all’eccesso di offerta nel 2020. A novembre la produzione dei paesi dell’OPEC è pari a 29 milioni di barili giornalieri in diminuzione rispetto a novembre 2018 (-10%).
In questo contesto vanno considerate le situazioni critiche che alcuni membri importanti dell’OPEC stanno vivendo: Iran e Venezuela. In un precedente articolo si è riportata la critica situazione in Libia, a causa della guerra, attualmente però la produzione è tornata sui livelli di un anno fa. Rimangono critiche invece le condizioni in Iran e Venezuela.
Il paese sudamericano si trova in una situazione instabile anche a causa delle sanzioni statunitensi sull’export di petrolio, come ritorsione contro il governo di Maduro. Nel terzo trimestre 2019 l’export venezuelano è caduto del -60% (fonte ExportPlanning), mentre la produzione nell’ultimo report dell’Energy Information Administration (EIA) ha avuto una frenata meno intensa pari al -46%.
L’Iran da maggio sta affrontando una situazione altrettanto critica a causa della fine degli waivers e delle sanzioni statunitensi sull'esportazione di greggio iraniano. La produzione iraniana è caduta del -8% (fonte EIA). Il dato più importante riguarda l’export mondiale, nel terzo trimestre 2019 c’è stata una diminuzione pari al -90%, toccando il minimo storico. Nei primi due trimestri del 2019 le esportazioni mondiali dall’Iran erano pari a 185 milioni di barili, nello stesso periodo dello scorso anno erano 578 (fonte ExportPlanning).
La settimana passata però c’è stata una notizia positiva per il paese mediorientale. In Iran è stato scoperto un nuovo giacimento di petrolio che è stato stimato contenere circa 53 miliardi di barili. Dopo il giacimento di Ahvaz da 65 miliardi di barili, quello appena scoperto è il secondo più grande.
La CNN riporta che la scoperta ha il potenziale di andare ad aumentare le riserve di petrolio di un terzo. Questo porterebbe l’Iran ad essere il terzo paese per riserve di petrolio al mondo. Attualmente i dati dell’ EIA riportano che l’Iran è quarto per riserve al mondo. Il grafico che segue riporta i principali paesi per riserve di petrolio.

Grafico 2: Riserve di petrolio nel mondo

Dal grafico emerge che tra i principali paesi detenenti le maggiori riserve di petrolio, quattro fanno parte del cartello dell’OPEC (Venezuela, Arabia Saudita, Iran e Iraq). Ne deriva che l’OPEC detiene più della metà di riserve di petrolio nel mondo.