Aumenta il differenziale tra la quotazione LME di zinco e alluminio

La sovrapproduzione di alluminio e gli shock della offerta di zinco ampliano il differenziale tra le due quotazioni

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LME Non Ferrosi Determinanti dei prezzi

Lo zinco e l’alluminio sono due dei principali metalli non ferrosi quotati al London Metal Exchange (LME). Essi trovano impiego in molteplici settori, che vanno dall’automotive all’oreficeria. Inoltre fusi insieme al rame formano una lega detta zama (anche zamac o zamak) anch'essa impiegata in molteplici applicazioni (pezzi per lavatrici, motori, ecc.) e a volte come sostituto del piombo.
Nel nuovo secolo, il prezzo finanziario spot di zinco e alluminio ha avuto una dinamica simile ed, in alcuni periodi, i due metalli hanno addirittura condiviso il livello di prezzo.

Grafico 1: Confronto quotazione LME di zinco e alluminio

Confronto quotazione LME di zinco e alluminio

Osservando il grafico della loro quotazione LME, benchmark per il loro prezzo internazionale, è possibile distinguere quattro differenti fasi.
Nella prima, che va da inizio secolo a metà 2005, si nota come il loro differenziale sia stato piuttosto consistente: l’alluminio ha avuto, in quel periodo, un prezzo medio di 1530 dollari per tonnellata mentre lo zinco di 970 dollari.
Nel corso della seconda fase, che va dalla seconda metà del 2005 e l’inizio del 2009, i due metalli hanno vissuto un importante ciclo, caratterizzato dall’evoluzione della crisi finanziaria. In particolare, tra giugno 2005 e dicembre 2006, entrambi hanno cambiato i loro livelli, con lo zinco che è arrivato a quadruplicare il suo valore, toccando i 4400 dollari nel dicembre 2006, periodo in cui l’alluminio si attestava attorno ai 2810 dollari. In seguito, al termine della fase calante del ciclo entrambi hanno perso gran parte del loro valore: a febbraio 2009 lo zinco ha raggiunto i livelli del 2005 antecedenti al ciclo mentre l’alluminio ha fatto registrare un livello di 1300 dollari, di poco superiore al minimo storico (1283 dollari di ottobre 2001). Nella seconda metà del 2008 il differenziale di prezzo tra i due metalli si è ridotto notevolmente, giungendo a 390 dollari circa nel dicembre dello stesso anno.
Nella terza fase, che va da inizio 2009 a fine 2015, le due dinamiche hanno avuto andamenti molto simili, spesso coincidenti anche nel livello, soprattutto nel periodo che va dal 2009 a fine 2013. Nel corso del 2009, a seguito della crisi finanziaria, c’è stata una crescita delle quotazioni, che hanno raggiunto livelli di poco inferiori a 2200 e 2400 dollari, rispettivamente per alluminio e zinco. Tra il 2010 e il 2015 le quotazioni sono risultate leggermente in calo: entrambe si sono attestate su livelli medi prossimi ai 2000 dollari. La fase si è conclusa con la forte flessione tra il 2015 e il 2016 (crisi finanziaria cinese), in cui hanno perso circa il 25% del loro valore.
Nel corso della quarta fase, che va dal 2016 in poi, il “delta” tra le due quotazioni si è ampliato: il livello dell’alluminio, pur crescendo fino a maggio del 2018, si è attestato su livelli significativamente inferiori rispetto allo zinco, che invece, nello stesso periodo, ha raddoppiato il suo valore, raggiungendo quota 3060 dollari. L’ampliamento della “forchetta” è dovuto alla eccesso di produzione internazionale di alluminio, causata soprattutto dall'aumento della capacità produttiva della Cina, che negli ultimi anni, come affermato in un precedente articolo, ha immesso sui mercati internazionali il 55% dell’alluminio mondiale; al contrario la produzione mondiale di zinco ha subito diversi rallentamenti. Infine, con la guerra dei dazi e la crisi dell’automotive, dalla seconda metà del 2018 si è avuto un rallentamento della domanda mondiale che ha comportato un calo delle quotazioni sia di alluminio che di zinco, mantenendo relativamente costante il forte differenziale nei livelli dei due prezzi.

Grafico 2: Confronto quotazione LME di zinco e alluminio (dal 2018)

Confronto quotazione LME di zinco e alluminio (dal 2018)

Concentrandosi sul breve periodo emerge come l’alluminio si trovi ancora sul trend negativo originatosi a giugno dello scorso anno. Lo zinco invece, con un livello di ottobre di poco superiore ai 2400 dollari, dopo due variazioni mensili positive (+2% e +4,3%) causate da shock negativi dell’offerta, sembra aver interrotto (almeno temporaneamente) il trend negativo che lo interessava. Secondo quanto riportato nell’articolo di Reuters intitolato “Column: Zinc and lead supply hits push expected surpluses into 2020”, l’International Lead and Zinc Study Group (ILZSG1) ha rettificato al rialzo la stima del deficit di offerta internazionale di zinco per il 2019, che passa da 121 mila a 178 mila tonnellate. L’ILZSC aveva previsto inizialmente un aumento della produzione delle miniere del +6,2% che avrebbe comportato un aumento del prodotto raffinato del +3,6%. Le stime sono state ridotte rispettivamente al +2 e +2,5%. Sono stati registrati aumenti nella produzione mineraria australiana bilanciata però dai cali in Perù e USA. Secondo l’ILZSC l’unico aumento significativo nella produzione di prodotto raffinato si è avuto in Cina, dove si stima un aumento del +7,1% per quest’anno. Diverse chiusure (Nyrstar in Francia e nei Paesi Bassi, Vladikavkaz in Russia) hanno invece ridotto la capacità regionale europea del -3,5%.


(1) L’International Lead and Zinc Study Group è stato formato dalle Nazioni Unite nel 1959, ha il compito di fornire informazioni sui mercati internazionali di zinco e piombo. L'ILZSC si focalizza sugli sviluppi della domanda e offerta mondiale con la pubblicazione mensile di numerose statistiche.