Riad tranquillizza il mercato del petrolio

Rientra il prezzo del petrolio dopo gli attacchi in Arabia Saudita

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Dopo il picco di lunedì 16 settembre a seguito degli attacchi agli impianti in Arabia Saudita, il prezzo del petrolio è tornato a scendere, fermandosi su livelli superiori alla media di settembre. Venerdì scorso le quotazioni finanziarie hanno chiuso segnalando un aumento rispetto a due settimane fa in media superiore del +7%. Il WTI ha chiuso a 58 dollari al barile (+3.24 dollari), il Brent a 64 (+4 dollari), l’Oman/Dubai a 62 (+4.6 dollari).

Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

Il rientro del prezzo del petrolio è dovuto alle rassicurazioni di Riad: la produzione entro novembre tornerà sui livelli (ovvero 12 milioni di barili al giorno) antecedenti all’attacco. Il Sole 24 Ore riporta l’improbabilità di un recupero totale della produzione entro la data prestabilita alla luce della pubblicazione delle foto rilasciate degli impianti a seguito dell’attacco. Quella di Riad potrebbe essere una mossa strategica per tranquillizzare gli investitori sulla stabilità di Saudi Aramco e della sua prontezza di rispondere rapidamente a contingenze esterne. Questo al fine di sostenere la tabella di marcia per la quotazione dell’azienda sulla borsa nazionale, il Sole 24 ore riporta infatti che la “tabella di marcia prosegue senza variazioni”.
A seguito dell’attacco ai due impianti si è sollevato il caso della robustezza della difesa dei pozzi, degli oleodotti e degli impianti di petrolio sauditi. Quello che ne è emerso è una scarsa robustezza delle strutture per far fronte ad attacchi di questo genere. A tal proposito gli USA hanno mandato rinforzi in Arabia Saudita al fine di compensare questa mancanza in campo strategico militare. Gli Stati Uniti che puntano il dito contro Tehran, data la precisione e l’accuratezza degli attacchi.

Le tensioni tra questi due paesi si fanno sempre più aspre, sopratutto dopo che l’amministrazione americana ha imposto nuove sanzioni. Da un lato il segretario di stato americano afferma che gli USA non sono intenzionati ad entrare in guerra con l’Iran e che il supplemento delle truppe è dovuto a motivi di “deterrence and defense”, dall’altro Rouhani afferma che la mossa di imporre nuove sanzioni è sintomatica del fatto che gli USA sono disperati (complete desperation).Secondo il presidente iraniano la loro strategia di massima pressione sta fallendo e la situazione nel Medio Oriente è sempre più intensa per colpa è degli USA (fonte Reuters).

A livello congiunturale un ulteriore fattore che ha contribuito al rientro del prezzo del petrolio è la battuta d’arresto che la Germania sta subendo. Per la prima volta dopo la crisi del 2009 il PMI tedesco è inferiore alla soglia critica del 50. Questo valore segnala una contrazione dell’economia tedesca dovuta in particolar modo alla crisi del settore dell'automotive.