Indicatori anticipatori dei prezzi internazionali delle materie prime parte 3

Considerando un tasso di cambio costante il commercio mondiale dovrebbe crescere del +3% al fine di sostenere un recupero dei prezzi delle materie prime

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In questo terzo articolo sui modelli di previsione degli indici di prezzo delle materie prime, affronteremo il tema degli effetti delle variazioni dei tassi di cambio sui prezzi.
Se consideriamo, infatti, i prezzi espressi in euro è lecito attendersi che i prezzi tenderanno ad aumentare quando il cambio dell’euro si deprezza; viceversa quando il tasso di cambio si apprezza. Per verificare empiricamente questa ipotesi abbiamo utilizzato il modello descritto in un precedente articolo in cui abbiamo aggiunto tra i regressori il tasso di cambio effettivo dell’euro.
Questo tasso di cambio misura le variazioni dell’euro rispetto ad un paniere di altre valute, con pesi proporzionali ai volumi di scambio tra i paesi dell’UEM e il paese che usa la valuta considerata. Per costruzione, il tasso di cambio effettivo aumenta quando nella media delle valute considerate l’euro si sta apprezzando; viceversa, esso diminuisce quando l’euro in media si sta deprezzando. Nell’insieme quindi ci si aspetta una relazione negativa tra la variazione dei prezzi delle materie prime in euro e le variazioni del tasso di cambio effettivo.

Il grafico che segue mette a confronto la dinamica dei prezzi in euro dell’Indice StudiaBo No Energetici con quella del tasso di cambio effettivo dell’euro. L’analisi del grafico evidenzia chiaramente alcuni fasi in cui le due serie si muovono lungo direzioni opposte.

Andamento del tasso di cambio effettivo e dei prezzi della materie prime
Andamento tasso di cambio e prezzi materie prime

In tre fasi diverse (seconda parte del 2012 fino alla seconda parte del 2013, dall’inizio del 2015 fino a inizio 2016, dalla seconda parte del 2017 fino a inizio 2018) il tasso di cambio effettivo cresce mentre i prezzi calano; la situazione opposta si è verificata da metà 2013 a metà 2015.
Il cambio effettivo non spiega invece la forte crescita dei prezzi tra l'inizio del 2016 e la seconda metà del 2017. Questo aumento è spiegato dal forte incremento della domanda di materie prime, registrata dall'aumento degli scambi mondiali.

Abbiamo quindi considerato un Error Correction Model in cui la dinamica di lungo periodo è spiegata sia dalle variazioni degli scambi di commercio mondiale di materie prime sia, con il segno inverso, dalla dinamica del tasso di cambio effettivo. Il modello ottenuto è in grado di dar conto in modo esaustivo della variazione dei prezzi delle materie prime dal 2014 ad oggi.
Il grafico che segue mette a confronto la variazione effettiva dei prezzi con quella “out of sample” riprodotta dal modello.

Andamento del prezzo delle materie prime: effettivo e stimato
Andamento petrolio

Le fasi di crescita e di calo dei prezzi delle due serie sono largamente sovrapposte, segnalando la buona capacità del modello di dar conto della variazione dei prezzi degli ultimi 5 anni.
Nel grafico è riportata anche la dinamica prevista dei prezzi in euro nei prossimi 12 mesi, nell’ipotesi di un aumento tendenziale degli scambi di commercio estero di materie prime del 3% e di una stabilità del tasso di cambio effettivo. In questo scenario i prezzi delle materie prime tenderebbero a registrare variazioni negative sempre minori nel corso dei prossimi mesi fino a mostrare una leggera crescita all’inizio del 2020. Poiché una variazione del commercio mondiale di materie prime nei prossimi mesi del 3% può essere considerata un estremo “ottimista” di sviluppo dell’economia mondiale, ne deriva che l’ipotesi di variazione dei prezzi tendente a zero non è la più probabile, a meno di non ipotizzare modificazioni significative dal lato dell’offerta. Va ricordato, infatti, che il modello qui descritto prende in esame gli effetti sui prezzi dovuti alle fase di accelerazione e decelerazione della domanda, scontando una dinamica costante dal lato dell’offerta.
A livello di singola materia prima, un elevato controllo dell’offerta da parte dei produttori potrebbe infatti portare ad aumento dei prezzi anche significativo. E’ quello che è successo, ad esempio, all’inizio dell’anno per il petrolio e per il minerale di ferro.