Il peggior crollo dal 2015 del prezzo del petrolio

La guerra commerciale tra Usa e Cina fa crollare il prezzo del petrolio dell'8%.

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Analisi settimanale Petrolio

Nella settimana passata il prezzo del petrolio ha subito un forte ribasso a seguito del tweet di Trump di voler imporre nuove tariffe alle importazioni cinesi. Il giorno seguente al crollo il prezzo del petrolio ha registrato un lieve aumento, chiudendo la settimana a 56 dollari al barile per il WTI (-0.50 dollari rispetto a due settimana prima), il Brent a 62 e l’Oman/Dubai a 61 (perdendo entrambi -1.6 dollari). Il parziale recupero del prezzo del petrolio è segnaletico del fatto che, dopo variazioni significative dovute a news, come riportato nell'articolo della settimana scorsa, esso tende a generare già nel breve periodo prese di profitto.

Andamento petrolio

Prima del crollo di giovedì, il prezzo del petrolio aveva registrato un aumento, sostenuto da:

La FED ha motivato questa decisione al fine di prevenire una recessione dell'economia americana e per cercare di mantenerla “in salute”. Poche ore dopo la decisione della FED, tramite Twitter, Trump ha contestato il provvedimento, affermando: “As usual, Powell let us down, but at least he is ending quantitative tightening… but I am certainly not getting much help from the Federal Reserve!”.

Il giorno successivo Trump ha annunciato nuovamente tramite Twitter che dal primo di settembre scatteranno nuove tariffe del 10% su 300 miliardi di beni di importazione cinese. Nell’arco di un’ora il prezzo è crollato del -4% e di circa del -8% rispetto alla chiusura del giorno precedente – una caduta così forte non si registrava da febbraio 2015.
Inoltre Trump ha minacciato la Cina dicendo che i dazi potrebbero ulteriormente aumentare se non si faranno passi in avanti nelle trattative per la risoluzione del conflitto commerciale. Questa situazione genera nuove preoccupazioni per il futuro scenario dell’economia mondiale. Nel primo semestre le importazioni USA dalla Cina sono crollate del 12% rispetto al primo semestre 2018 (fonte ExportPlanning), se le nuove tariffe dovessero scattare, queste coinvolgerebbero quasi tutte le vendite cinesi negli USA e pertanto potrebbero portare ad un’ulteriore contrazione.