2019 di tensione sul mercato del rame

La riduzione dell'offerta cilena e peruviana e l'aumento della domanda cinese

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LME Non Ferrosi Determinanti dei prezzi

Tra febbraio e marzo si è registrata una ripresa della quotazione in euro del rame al London Metal Exchange che ha incrementato il suo valore del +9,7% rispetto a gennaio, raggiungendo i 5700 euro per tonnellata.

Grafico 1: Rame Spot London Metal Exchange (Marzo 2019)

Rame Spot London Metal Exchange (Marzo 2019)

Il contesto in cui si colloca questa nuova ripresa è fondamentale: durante lo scorso dicembre e gennaio la quotazione in euro del rame ha subito una flessione del -1,82 e -2,86% giungendo su livelli poco inferiori ai 5200 euro per tonnellata. E’ facile imputare tale riduzione alla contrazione della domanda come conseguenza diretta della guerra commerciale e del conseguente rallentamento del ciclo economico. La ripresa è invece imputabile ad un nuovo contesto che vede da un lato aspetti circoscritti alla tensione sul mercato del rame per i recenti shock dell’offerta, dall’altro ci sono nuove spinte verso una ripresa del ciclo economico ad opera degli investimenti infrastrutturali annunciati dal governo cinese.

Come affermato nell’articolo del Financial Times “ Copper takes on brighter sheen ahead of industry summit” , il mercato del rame è in tensione a causa della contrazione dell’offerta sia in Perù, con le proteste della popolazione contro la miniera di Las Bambas (uno dei principali provider di rame greggio in Cina), che in Cile (principale produttore mondiale), in cui le forti piogge sugli impianti ormai obsoleti hanno generato forti rallentamenti nella produzione. Entrambi punti focali delle presentazioni alla CESCO week in corso in questi giorni a Santiago. Anche Glencore ha annunciato una riduzione dell’offerta nell’impianto di Mutanda in Congo. Nell'articolo "China's Tewoo is said to sell copper at below-market rates" di Bloomberg, viene segnalato un ulteriore elemento di criticità rappresentato dall’utilizzo di uno dei principali trader di commodity in Cina, Tewoo Group, di 50.000 tonnellate di rame raffinato (pari al 10% delle riserve nazionali) come collaterale per far fronte ad una crisi di liquidità del primo trimestre.

Dalle ultime survey emerge che la domanda cinese è in ripresa grazie alle contromisure adottate da Pechino contro il blocco commerciale voluto dal governo USA. L’articolo del Nikkei Asian Review intitolato “China ratchets up stimulus with record rail spending” parla di un imponente piano annuale di incremento dei finanziamenti (+6% rispetto all’anno scorso) per l’implementazione della rete ferroviaria ad alta velocità.

Ovviamente il rame è una delle commodity più impiegate nelle infrastrutture, quindi è previsto un aumento della domanda cinese. Per far fronte a tali incrementi della domanda nei prossimi anni, alcuni produttori hanno accelerato il processo di estrazione, come ad esempio la costruzione della miniera di Quellaveco in Perù nel 2022 e l’espansione della miniera di Quebrada Blanca in Cile nel 2021 ("A million tons of copper is on the way: it may not be enough", Bloomberg).

Il rialzo del rame è quindi dettato da un calo congiunturale della produzione che, unitamente all’incremento della domanda cinese (primo utilizzatore mondiale), provocherà un deficit sempre maggiore negli anni a venire. Non si prevedono dunque rientri di breve termine se non dovuti ad un nuovo shock della domanda cinese.