Prezzo del PUN: né disaccoppiamento inverso né effetto CO2
La quota di produzione da fonti rinnovabili spiega in larga misura il recente aumento del prezzo dell’energia elettrica
Pubblicato da Luigi Bidoia. .
PUN Strumenti e MetodologieA partire da maggio scorso, gli analisti del mercato elettrico italiano hanno osservato una dinamica del prezzo unico nazionale (PUN) dell’energia elettrica diversa rispetto a quella registrata dal prezzo del gas naturale scambiato sul mercato PSV italiano. Questa divergenza risulta chiaramente evidente dal grafico riportato di seguito.
Prezzo del PUN dell'energia elettrica e prezzo del gas
Tra maggio e la prima metà di dicembre, il prezzo del gas è diminuito da 38.0 euro/MWh a 31.2 euro/MWh, registrando una riduzione complessiva del -18%. Nello stesso periodo, il prezzo dell’energia elettrica è aumentato da 94.3 a 118.2 euro/MWh, pari a un incremento del 25%.
La portata del fenomeno ha indotto alcuni analisti a ipotizzare l’avvio di un processo di disaccoppiamento tra il prezzo dell’energia elettrica e quello del gas, peraltro di segno inverso rispetto a quanto auspicato negli ultimi anni. Altri commentatori hanno invece attribuito la diversa dinamica tra i due prezzi all’aumento del costo dei certificati di emissione di CO2, cresciuti tra maggio e dicembre da 83.4 a 98.0 euro/tonnellata.
A fronte dell’incertezza interpretativa generata da questa divaricazione dei prezzi, risulta utile ricorrere al modello del PUN orario sviluppato da PricePedia[1], al fine di misurare il contributo delle diverse determinanti fondamentali e verificare l’esistenza o meno dell’avvio di un effettivo processo di disaccoppiamento inverso.
Effetto prezzo CO2
Per verificare l’effetto dell’aumento del prezzo dei certificati di emissione di CO2 sul prezzo del PUN, è stato analizzato l’errore di stima prodotto dal modello del PUN di PricePedia nel caso in cui il prezzo della CO2 venga incluso o escluso dall’insieme dei regressori.
In una prima specificazione, la regressione è stata stimata considerando come variabili esplicative esclusivamente il prezzo del gas naturale e il livello della domanda di energia elettrica, così da cogliere l’effetto per cui, all’aumentare della domanda, entrano in funzione impianti termoelettrici progressivamente meno efficienti. A partire da questa specificazione è stato quindi calcolato l’errore di stima, definito come la differenza tra il PUN osservato e il PUN stimato dal modello.
Nel grafico è riportata la media mensile di tali errori (EQ_GAS). A fini di confronto, il grafico mostra anche l’errore medio mensile ottenuto stimando il modello includendo tra i regressori anche il prezzo dei certificati di emissione di CO2. In entrambe le specificazioni, tutti i coefficienti risultano altamente significativi e assumono valori coerenti con i parametri economici e tecnici che caratterizzano un impianto termoelettrico alimentato a gas [2].
Errori di stima: modello senza e con prezzo CO2 tra i regressori
L’analisi del grafico evidenzia come l’errore medio mensile aumenti in modo marcato tra maggio e novembre 2025, per poi mantenersi su livelli elevati anche a dicembre, in coerenza con la diversa dinamica osservata tra il prezzo del PUN e quello del gas naturale. In altri termini, considerando esclusivamente il prezzo del gas, il modello tende a stimare un livello del PUN significativamente inferiore rispetto a quello effettivamente osservato, segnalando la necessità di prendere in esame ulteriori fattori esplicativi.
Tuttavia, includendo anche il prezzo dei certificati di CO2, la riduzione degli errori medi mensili nel periodo maggio–dicembre risulta contenuta e solo marginale. Ciò indica che il prezzo della CO2 contribuisce a spiegare la dinamica del PUN, ma in misura limitata e insufficiente a giustificare da solo l’aumento osservato.
Diventa quindi necessario considerare altri fattori strutturali per spiegare l’evoluzione del prezzo del PUN osservata da maggio ad oggi.
Effetto rinnovabili
Abbiamo quindi esteso l’analisi includendo tra i regressori anche la quota di energia elettrica prodotta, in ciascuna ora del giorno, da fonti rinnovabili (SFER). Anche in questo caso è stato calcolato l’errore di stima del modello. La media mensile di tale errore è riportata nel grafico che segue, dove viene confrontata con l’errore medio di stima dell’equazione che include tra i regressori il prezzo del gas e quello dei certificati di CO2, ma non la quota di produzione da fonti rinnovabili.
Errori di stima: modello senza e con quota di energia elettrica da fonti rinnovabili
Dall’analisi del grafico emerge in modo evidente come l’inclusione della quota di produzione da rinnovabili tra le variabili esplicative consenta di ridurre in misura significativa l’errore di stima e, soprattutto, di eliminare la sua forte crescita osservata tra maggio e dicembre 2025.
Questa evidenza indica che non siamo in presenza dell’avvio di un processo di disaccoppiamento inverso tra il prezzo del PUN dell’energia elettrica italiana e il prezzo del gas naturale. Al contrario, la diversa dinamica osservata è spiegata da un disaccoppiamento diretto tra i due prezzi, che si è tradotto in un apparente disaccoppiamento inverso in presenza di una marcata riduzione della quota di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Nel periodo considerato, tale quota è infatti diminuita dal 61.6% al 26.5%.
Conclusioni
La divergenza nella dinamica dei prezzi all’ingrosso del PUN e del gas naturale in Italia tra maggio 2025 e la fine dell’anno ha portato alcuni analisti a richiamare un possibile effetto legato all’aumento dei prezzi dei certificati di emissione di CO2, mentre altri hanno ipotizzato l’avvio di un processo di disaccoppiamento inverso tra i due prezzi, opposto a quello generalmente atteso.
Nessuna delle due interpretazioni trova però un pieno riscontro nei dati. L’aumento del prezzo dei certificati di CO2 ha effettivamente contribuito alla dinamica del PUN, ma in misura marginale e insufficiente a spiegare la divergenza osservata tra i prezzi del gas e dell’energia elettrica. Allo stesso modo, non emergono evidenze a supporto dell’avvio di un processo di disaccoppiamento inverso.
Al contrario, quanto osservato riflette l’esistenza di un disaccoppiamento diretto tra il prezzo del gas e quello dell’energia elettrica, riconducibile al ruolo crescente dell’offerta di energia elettrica da fonti rinnovabili. La successiva e marcata riduzione di tale quota, che aveva raggiunto un massimo nel mese di maggio, ha prodotto un apparente disaccoppiamento inverso tra i due prezzi, pur in assenza di un cambiamento strutturale nella loro relazione di fondo.
Se questa interpretazione è corretta, il prezzo del PUN dell’energia elettrica italiana è verosimilmente destinato a registrare una riduzione significativa non appena la produzione da fonti rinnovabili tornerà ad aumentare rispetto agli attuali livelli eccezionalmente bassi.
[1] Per una descrizione del modello strutturale del PUN orario sviluppato da PricePedia si veda: [2] Una centrale termoelettrica a ciclo combinato (CCGT) presenta in media un’efficienza leggermente superiore al 50%, il che implica un consumo inferiore a 2 MWh di gas per generare 1 MWh di energia elettrica. Dal punto di vista delle emissioni, un impianto a gas produce generalmente tra 300 e 400 kg di CO2 per MWh.