Energia tra stabilità del gas, tensioni sul petrolio e calo del carbone
Andamento settimanale delle commodity energetiche
Pubblicato da Nicolò Genta. .
Indicatori Congiunturali Analisi settimanale energeticiGas Naturale
Di seguito vengono illustrate le variazioni delle quotazioni di venerdì 12 settembre sul mercato del gas naturale, rispetto al venerdì precedente:
- TTF Olanda 32.7 €/MWh (+0.7 €/MWh)
- HenryHub USA 8.6 €/MWh (-0.3 €/MWh)
- JKM Asia 33.1 €/MWh (+0.1 €/MWh)
Grafico 1: Andamento prezzo del gas naturale TTF e confronto tra i mercati finanziari




L’attuale stabilità del prezzo del TTF front-month riflette un mercato privo di una chiara direzione, poco influenzato anche da fattori geopolitici rilevanti, come lo sciopero israeliano a Doha e l’incursione di droni russi nello spazio aereo polacco, che in passato avrebbero probabilmente generato premi di rischio più evidenti.
Sul fronte dell’offerta, la manutenzione sulla Norwegian Continental Shelf è proseguita, con la chiusura della Zeepipe che ha incrementato i flussi britannici attraverso l’interconnettore IUK. Al contempo, le minori immissioni di GNL nei terminali di Gate e Fos hanno rallentato gli stoccaggi, generando un equilibrio di mercato più teso.
A Rehden, un’asta di capacità non ha assegnato 3 TWh, e il sito resta al 27% di riempimento, un livello basso per metà settembre che segnala domanda debole o prezzi poco attrattivi.
Questa settimana il contratto TTF tratta a 32.16 €/MWh, in lieve calo e ancora privo di segnali direzionali, con gli indicatori tecnici che confermano una dinamica laterale. Le previsioni meteorologiche a 46 giorni della Commissione Europea indicano un avvio di stagione termica mite nel Nord-Ovest europeo, con temperature superiori alla norma almeno fino al 27 ottobre.
Sul piano geopolitico, l’inasprimento delle sanzioni verso la Russia e le pressioni sugli acquisti di petrolio potrebbero influire sulla domanda energetica, spingendo al ribasso la curva. Intanto, le esportazioni di GNL russo verso l’Asia proseguono, nonostante il crescente rischio di sanzioni per gli operatori coinvolti
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Petrolio
I prezzi del Brent hanno chiuso a 67 $/bbl venerdì 12 settembre, in aumento di 1.5 $/bbl rispetto alla chiusura del venerdì precedente. Il WTI ha registrato una crescita dei prezzi più contenuta su base settimanale, chiudendo le quotazioni a 62.7 $/bbl, in aumento di 0.8 $/bbl.
Grafico 2: Andamento prezzo del petrolio


I prezzi del petrolio hanno registrato un lieve rialzo all’inizio della settimana, sostenuti dalle tensioni geopolitiche e dalle prospettive di nuove sanzioni contro la Russia. Gli attacchi con droni condotti dall’Ucraina contro infrastrutture energetiche russe hanno colpito in particolare la grande raffineria di Kirishi, nel nord-ovest del Paese, e hanno alimentato le preoccupazioni sulla stabilità delle forniture.
Nei giorni precedenti era stato preso di mira anche il terminale di esportazione di Primorsk, uno snodo cruciale con una capacità di circa un milione di barili al giorno. La raffineria di Kirishi, invece, tratta circa 355.000 barili al giorno, pari a oltre il 6% della produzione nazionale.
Secondo diversi analisti, questi attacchi segnalano un cambio di strategia da parte di Kiev, volto a colpire direttamente le esportazioni russe, con il potenziale di esercitare ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi del greggio, nonostante le preoccupazioni legate a un possibile eccesso di offerta dovuto ai piani di aumento produttivo dell’OPEC+.
Parallelamente cresce la pressione diplomatica. Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che Washington è pronta a imporre nuove sanzioni energetiche a Mosca, ma solo a condizione che tutti i Paesi membri della NATO interrompano l’acquisto di petrolio russo e adottino misure analoghe. Sullo sfondo restano rilevanti anche i negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina avviati a Madrid, incentrati sulle richieste americane di introdurre dazi aggiuntivi contro Pechino per via dei suoi rapporti energetici con Mosca.
Infine, i mercati osservano con attenzione i dati macroeconomici statunitensi: la recente debolezza dell’occupazione e l’aumento dell’inflazione alimentano timori sulla solidità della crescita nel principale consumatore mondiale di petrolio.
Carbone Termico
Venerdì 12 settembre il prezzo del carbone termico Europa API2 ha chiuso a 93 $/ton, in calo di -2.2 $/ton rispetto al venerdì della settimana precedente. I futures sul carbone termico Australia hanno subito una flessione più accentuata, registrando un calo di -6.9 $/ton e chiudendo le quotazioni a 100.7 $/ton.
Grafico 3: Andamento prezzo del carbone termico Europa


La scorsa settimana i prezzi del carbone termico hanno registrato un andamento prevalentemente ribassista. L’indice API2 è sceso per via della contrazione della produzione elettrica da carbone in Germania, calata del 12% rispetto alla settimana precedente e del 42% su base annua, complice l’elevata generazione eolica.
Un lieve sostegno è arrivato dall’aumento dei prezzi del gas TTF, che mantiene rilevante il tema dello switching tra fonti energetiche. Sul mercato asiatico, il benchmark FOB Newcastle 6000 kcal/kg è diminuito penalizzato dalle attese di temperature più miti e quindi di minore domanda di elettricità. Anche il 5500 kcal/kg ha perso terreno, in linea con il calo dei prezzi domestici in Cina.
Questa settimana la domanda di importazioni via mare appare indebolita dal raffreddamento stagionale nell’emisfero nord, con riduzioni attese in Giappone, Taiwan e Corea del Sud. In Europa nord-occidentale la richiesta di carbone ad alto potere calorifico potrebbe rafforzarsi, pur senza compensare il calo asiatico. Le forti piogge in Australia e Indonesia rischiano di ridurre le esportazioni, fornendo un sostegno ai prezzi internazionali.
In Cina, la produzione domestica è in flessione su base annua ma in ripresa mensile, contribuendo a un riequilibrio del mercato e a una maggiore importazione. Nel complesso, i rischi per l’indice API2 restano orientati al ribasso.