Relazioni tra prezzi finanziari e prezzi fisici: un'analisi attraverso gli indici di prezzo aggregati
Pubblicato da Luigi Bidoia. .
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Un tema ricorrente di analisi economica riguarda l'importanza dei mercati finanziari
nell'influenzare i prezzi fisici delle commodity.
In alcuni casi, il prezzo finanziario
(determinato in una borsa ufficiale dalle richieste di vendita e acquisto di operatori accreditati)
coincide perfettamente con il prezzo fisico,
rilevato negli scambi tra operatori non finanziari.
I due esempi più noti sono petrolio e rame[1].
In questi casi è il mercato finanziario che si fa carico della price discovery,
ovvero della determinazione del prezzo capace di equilibrare domanda e offerta,
considerando sia le condizioni attuali di mercato sia le aspettative future.
Il prezzo fisico, unico a livello mondiale, si limita a replicare fedelmente
il prezzo finanziario.
Vi sono però molti altri casi in cui l'influenza del prezzo finanziario sul prezzo fisico è meno forte. Il motivo principale è l'assenza di un prezzo unico globale. Quando i prezzi fisici presentano differenze significative tra regioni del mondo, è logico attendersi che un prezzo finanziario unico non possa replicarli, a meno che anche i mercati finanziari non siano organizzati su base regionale. Un esempio è quello dei coils laminati a caldo (HRC), i cui prezzi variano sensibilmente sia nei mercati fisici che in quelli finanziari nelle tre principali aree economiche mondiali.
In questi contesti, diventa utile misurare l'intensità della relazione tra prezzi finanziari e fisici. Sono infatti molto diversi i casi in cui questa relazione si avvicina a 1, con una determinazione quasi completa dei prezzi fisici da parte dei prezzi finanziari, rispetto ai casi in cui la relazione è prossima allo zero, con un effetto limitato dei mercati finanziari.
L'analisi può essere condotta caso per caso, a livello di singola commodity. Tuttavia, un approccio alternativo consiste nel confrontare indici aggregati a livello di famiglia merceologica. Un indice aggregato raccoglie in un'unica misura i segnali comuni presenti in una pluralità di prezzi. Il confronto tra un indice di prezzi finanziari e uno di prezzi fisici, entrambi riferiti alla stessa famiglia, permette di stimare in media quanto, all'interno di quella famiglia, i prezzi finanziari influenzino i prezzi fisici.
In questo modo, gli indici aggregati non svolgono solo una funzione descrittiva, ma diventano strumenti utili per estrarre il segnale comune che lega dinamiche finanziarie e fisiche, offrendo una mappatura comparabile tra diverse famiglie merceologiche.
Gli indici di prezzo aggregati PricePedia
La tabella che segue riporta l’elenco delle famiglie merceologiche con cui sono organizzati i prezzi delle commodity in PricePedia, insieme ai corrispondenti indici aggregati calcolati a partire dai prezzi finanziari e dai prezzi fisici.

Per alcune famiglie — in particolare quelle della chimica, del legno e carta e delle fibre tessili — non sono stati calcolati indici finanziari aggregati, in quanto il numero di prezzi finanziari disponibili è troppo ridotto per ottenere un indice rappresentativo dell’intera famiglia.
Per la famiglia Materie plastiche ed elastomeri, invece, è stato possibile calcolare un indice aggregato di prezzi finanziari facendo riferimento principalmente alle quotazioni presenti sulle borse cinesi. Per questa ragione, l’indice finanziario di questa famiglia è qualificato come (Cina). Seguendo lo stesso criterio, gli indici finanziari relativi ai metalli (sia ferrosi che non ferrosi) sono qualificati come (Europa), poiché includono sia quotazioni provenienti da borse europee (come il London Metal Exchange) sia prezzi finanziari basati su valori rilevati nei mercati europei.
Infine, i metalli preziosi non sono inclusi nel Totale Commodity, in quanto le logiche di mercato che ne determinano i prezzi differiscono in modo sostanziale da quelle tipiche delle commodity industriali.
Relazione tra prezzi finanziari e prezzi fisici
Per quantificare la relazione tra prezzi finanziari e prezzi fisici,
abbiamo stimato una regressione del prezzo fisico in euro
in funzione del prezzo finanziario (anch’esso espresso in euro)
e del tasso di cambio Dollaro/Euro.
In questo modo è possibile misurare l’effetto sui prezzi fisici
dovuto sia alle dinamiche dei prezzi finanziari
sia alle variazioni del tasso di cambio.
Il modello dinamico utilizzato è quello di Engle & Granger,
basato su due equazioni: una per la relazione di lungo periodo
e una per l’aggiustamento di breve.
Tutte le variabili sono state trasformate in logaritmi,
così da poter interpretare i coefficienti stimati come elasticità.
La tabella che segue riporta i coefficienti stimati risultati significativi.
Risultati – Distribuzione del rischio logistico per famiglia di prodotto
Famiglie commodity | Coefficienti lungo periodo | Coefficienti breve periodo | ||
---|---|---|---|---|
Prezzi finanziari | Cambio $/Euro | Impatto | Aggiustamento | |
Energia | 0.84 | -0.44 | 0.80 | -0.34 |
Alimentari | 0.45 | -0.10 | 0.54 | -0.07 |
Metalli non ferrosi | 0.82 | -0.39 | 0.61 | -0.16 |
Metalli ferrosi | 0.73 | -0.99 | 0.40 | -0.05 |
Mat. plastiche ed elastomeri | 0.48 | 0.52 | -0.17 |
Dall’analisi di questi risultati emergono alcune evidenze principali:
- Relazione prezzi finanziari – prezzi fisici:
- Energia: la relazione è particolarmente forte. L’elasticità di lungo periodo è la più elevata (0,84), vicina a 1, e anche gli effetti di breve periodo (impatto e aggiustamento[2]) risultano i più alti tra tutte le famiglie.
- Alimentari e materie plastiche ed elastomeri: la relazione è complessivamente debole. Ciò dipende dall’elevata regionalizzazione dei prezzi fisici e dal fatto che i prezzi finanziari di riferimento riflettono principalmente quotazioni extra-europee (Cina e Nord America). Non sorprende quindi che l’impatto sui prezzi fisici europei sia limitato.
- Metalli: si collocano in una posizione intermedia. Per i metalli non ferrosi la relazione si avvicina a quella riscontrata per l’energia, mentre per i metalli ferrosi l’effetto è meno intenso.
- Effetto del tasso di cambio:
- L’elasticità dei prezzi fisici in euro rispetto al cambio $/Euro è sempre negativa, con valori compresi tra 0 e -1. Questo significa che, quando il dollaro si deprezza, i prezzi fisici in euro tendono a crescere meno (o a diminuire di più) rispetto ai prezzi finanziari. Al contrario, quando il dollaro si apprezza, i prezzi fisici in euro aumentano in misura più accentuata (o diminuiscono meno) rispetto ai prezzi finanziari.
- L’effetto è tanto più forte quanto maggiore è il grado di regionalizzazione dei prezzi e l’indice finanziario è ancorato al mercato europeo. Nel caso dei metalli ferrosi, l’elasticità è pari a -1: le variazioni del cambio si trasmettono interamente ai prezzi fisici in euro.
- L’effetto è nullo o molto ridotto quando l’indice finanziario riflette prezzi di altre regioni, come nel caso degli alimentari o delle materie plastiche ed elastomeri.
- Per energia e metalli non ferrosi l’effetto del cambio è significativo, con elasticità intorno a -0,4, indicando una dinamica comune che accomuna queste due famiglie sia sul lato dei prezzi finanziari che sugli effetti valutari.
In sintesi
La relazione tra il prezzo finanziario di una commodity e il corrispondente prezzo rilevato sui mercati fisici varia da caso a caso. Una prima mappatura di queste relazioni può essere ottenuta attraverso le stime effettuate sugli indici aggregati. I risultati consentono di suddividere il mondo delle commodity in tre gruppi principali:
- Energia e metalli non ferrosi: l’effetto dei prezzi finanziari sui prezzi fisici è elevato, con elasticità di lungo periodo prossima a 1. Inoltre, il tasso di cambio dollaro/euro incide sui prezzi fisici in euro con un’elasticità intorno a -0,4.
- Alimentari e materie plastiche ed elastomeri: in questo caso le variazioni dei prezzi finanziari si riflettono in modo attenuato sui prezzi fisici, segnalando un legame più debole tra mercati finanziari e fisici. Per queste famiglie l’effetto del tasso di cambio dollaro/euro sui prezzi fisici in euro è trascurabile.
- Metalli ferrosi: l’effetto dei prezzi finanziari sui prezzi fisici è paragonabile a quello osservato per energia e metalli non ferrosi. Ciò che distingue questa famiglia è la sensibilità particolarmente elevata al tasso di cambio dollaro/euro, con elasticità prossima a -1.
Questa mappa rappresenta una prima descrizione della relazione tra prezzi finanziari e prezzi fisici, articolata per tipologia di commodity. La sua utilità pratica consiste nel fornire un criterio preliminare per valutare in quali casi i movimenti dei mercati finanziari delle commodity possano tradursi in effetti equivalenti sui mercati fisici corrispondenti.
[1] Per una analisi dell'uguaglianza tra prezzo finanziario e fisico nel caso del rame si veda l'articolo Minerali, metalli e semilavorati: il caso del rame.
[2] Il coefficiente di impatto dell’equazione di breve periodo misura l’elasticità della variazione mensile del prezzo fisico rispetto alla variazione mensile del prezzo teorico, ricavato dalle variabili esplicative del modello. Il coefficiente di aggiustamento indica invece quanto il prezzo fisico si modifica per correggere lo scarto osservato nel mese precedente tra prezzo fisico effettivo e prezzo teorico. Questo coefficiente deve risultare negativo. Infatti, se il prezzo effettivo è superiore al prezzo teorico, ci si attende una riduzione del prezzo fisico per avvicinarsi al teorico. Al contrario, se il prezzo effettivo è inferiore al teorico, è atteso un aggiustamento verso l’alto del prezzo fisico.